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Immagine del redattoreMario Bonaviri

Lemmi delle prigioni o dei corpi di guardia

Sono i messaggi o i segni lasciati dai prigionieri nelle celle o dai militari nei corpi di guardia.



Ma tutti quei segni e quei graffiti che sono stati incisi o disegnati in epoche posteriori al Medioevo, quando il problema della trasmizzione iniziatica era stato sostituito da altro tipo di interessi, che valore possono avere?.

Non è semplice dare una risposta unica ed esaustiva. Vari sono stati nel tempo i luoghi prediletti, ad esempio, per i messaggi di tipo personale non riconducibili a tematiche ampie. In generale per quanto riguarda i graffiti prodotti in epoche posteriori al Medioevo sembra meno univoca la loro appartenenza. Ma non è infrequente constatare come i luoghi prediletti per l'incisione di graffiti o il disegno di segnacoli come di intere frasi, siano stati nel tempo sempre gli stessi, per cui varie sono le epoche in cui vennero eseguiti. Ad esempio le pareti delle prigioni hanno, nel corso dei secoli, offerto spazio per le più svariate incisioni che hanno avuto come tema vascelli, motti, poesie, spesso date e nomi, dal 1500 in poi, in periodi corrispondenti a conflitti armati o a fasi di essi. Nei corpi di guardia dei castelli invece, si rilevano scritte in pigmento o a carboncino relative ai turni o alle incombenze delle sentinelle. Molte date, dal 1500 alle più recenti,testimoniano come anche qualche militare sapesse leggere e scrivere. Non infrequenti sono gli stemmi che si alternano ai messaggi scritti, o a disegni zoomorfi. Ma nel complesso dei messaggi lasciati dalle sentinelle di guardia, non pare rilevarsi altro che il bisogno di ingannare il tempo con la scrittura di qualche notizia contingente o di scandire i giorni degli ingaggi, e spesso le loro tracce appaiono come banali passatempi. Risultano senz'altro molto più interessanti i messaggi delle prigioni dove alla detenzione dei comuni delinquenti si alternava quella di personaggi acculturati, a volte nobili nemici catturati in battaglia, nonchè dei pericolosissimi eretici in attesa del rogo o di una sentenza che li condannasse, quanto meno, alla prigione perpetua. Qui il rilevamento delle loro tracce si fa assai affascinante. In qualità di prigionieri essi vivevano momenti di incertezza e di dolore, è noto come i diritti umani nelle prigioni antiche fossero completamente ignorati. Spesso incatenati o lasciati marcire in ambienti totalmente bui, infestati da ratti e parassiti, tenuti in vita con un'alimentazione destinata a garantirne la sola sopravvivenza, tormentati da febbre e senza il minimo conforto igienico, erano le vittime dell'odio di parte e della Santa Inquisizione. E così nascevano i messaggi destinati a registrare un pensiero. Era quanto di più caro poteva restare al prigioniero: l'essenza della sua dignità, la ragione profonda della sua incarcerazione, ciò che si doveva perdere con la sua imminente fine.

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